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RICICLO: cos'è per me?


Quando, esattamente, mi è scattata la molla del riciclare le cose, non sprecare, trasformarle, esaurirle prima di gettarle? E' brutto da dire, che ti deve scattare una molla per farlo, però è così... un po' per cattiva informazione, un po' per cattiva abitudine. Siamo nell' era del consumismo compulsivo, ci han messo in testa che abbiamo bisogno di un sacco di cose (e che possiamo ovviamente possederle tutte: se sei ricco forse più originali, se sei povero forse più tarocche, ma puoi comunque averle).
E' capitato anche a me. Lavoro da quando sono adolescente, ho potuto permettermi jeans firmati e maglie e borse e scarpe, molto prima di chi non aveva ancora cominciato a lavorare e a cui i genitori non davano credito senza fondo. Quindi, nonostante io sia cresciuta in una famiglia molto umile e nonostante da bambina indossassi vestiti passati da cugine/cugini, sorella/fratello più grandi (e per dire... loro erano molto più grandi di me e io ero sempre un po' vintage rispetto ai miei coetanei), da grande ho avuto i miei momenti di eccesso -di cui godo ancora ora, con le scarpe, perchè il piede è l' unica cosa  che non ha cambiato forma da allora!!!-

 Come dicevo, alcune abitudini erano già parte di me, tipo... differenziavo per senso civico, compravo sfuso, mi facevo i cappotti che vedevo nelle vetrine firmate, perchè trovavo assurdo spendere troppo per una cosa che avevano in molti, aggiustavo le cose anche alle amiche e soprattutto scambiavo o regalavo le cose che non mi piacevano più.

Anche la mia adorata nonna una dozzina di anni fa, negli ultimi suoi tempi dove non se la sentiva più di cucire, mi diede un abito che le aveva passato una cugina francese, chiedendomi di ricavarne una camicetta col collo a scialle, il suo preferito. L' abito scucito di flanella blu a fiorellini rosa diventò una delicata camiciola con le maniche al gomito.
Altro che REFASHION!!! Lei si curava di fare alcuni giri di uncinetto in fondo a ogni capo di biancheria che possedeva, il crochet in fondo alle maniche, il bordino allo scollo magari sgualcito... tutto ciò che aveva era personalizzato e un giorno mi disse:
" Sai, noi che abbiamo visto la guerra e abbiamo vissuto in povertà, abbiamo un' altra visione  delle cose. Abbiamo cura di quel poco che abbiamo perchè ci deve durare a lungo. Come va il mondo oggi, finirà che nessuno sarà più capace di fare niente. Anche se le macchine han dato dignità al lavoro artigianale, non bisogna dimenticarsi del saper fare con le mani"... e ancora "me la cuci quella camiciola, non dirlo a nessuno però che ti faccio fare brutta figura, ... oramai l'è na cosa da pòure"(ormai è vista come una cosa da poveri), e mi sorrise guardandomi con complicità.


questa l'ho presa da internet, ma somiglia molto alla flanella della nonna

 La mia saggia nonna ci vedeva lungo, ma io sono felice che invece è tornato questo fenomeno ed è addirittura di moda!!! (sarà che forse siamo tutti di nuovo più poveri?!?).
Questo significa che per qualche tempo ce ne occuperemo in massa e, tra tutti, ci sarà chi lo farà diventare il proprio stile di vita e abbraccerà questa sorta di austerità per farne motivo di crescita personale.



 Non avevo un computer, non avevo internet, ignoravo l'esistenza di facebook (se già c'era..boh?), leggevo molto, chiacchieravo volentieri di molti argomenti con gli avventori del bar. Alcuni erano professori o persone particolarmente interessate ad argomenti 'natural' e facevamo vivaci conversazioni. Altri no. Non li contavo più i disappunti che ricevevo: la comodità batteva tutti nelle scelte. Era più comodo inquinare, non pensarci piuttosto che prestare maggiore attenzione alle scelte. Al secondo gradino del podio mi veniva contestato che 'lo facevano tutti e che tanto pagavo anche io gli errori degli altri, quindi tanto valeva continuare a farlo'...
Quindi, per scelta, tutto ciò che facevo in merito, lo facevo perchè mi pareva più giusto, più umano e non perchè seguivo l' ideologia di altri. Per fortuna le coscenze si sono smosse un po' negli ultimi anni-un po' anche per obbligo- e ho scoperto di essere un granellino di sabbia nel deserto, circondata da miei 'simili', però ancora troppo circoscritti.

Detto questo, cos'è che davvero mi ha schifata? Quando è scattata la molla?
E' scattata alle 16 di un caldissimo pomeriggio di luglio di un' estate particolarmente secca. Il giardino della casa che affittavo, fin a qualche giorno prima verde e  fiorito, stava assumendo un color paglierino. Ovvio: non pioveva da settimane.
 Non mi ero posta il problema. Il padrone di casa, supponendo che nei miei 20 anni anagrafici il mio pollice non avesse ancora raggiunto il livello VERDE, faceva curare il giardino dal giardiniere, appunto. Ma LUI ERA IN FERIE e io non mi ero minimamente posta il problema di quale fosse la tonalità di verde più sana  per il mio giardino. Del resto ero cresciuta nei campi dove pullulavano pozzi e bealere per attingere acqua irrigua e il cortile di casa dei miei genitori era invece sterrato e senza un filo di erba a furia di passsarci con macchine e trattori... mi mancava non solo il pollice verde, ma proprio un sentimento, sensibile e romantico: il giardino! ....E poi il sindaco aveva emesso un' ordinanza in cui si vietava lo spreco dell' acqua potabile e il suo utilizzo per l' irrigazone: che potevo fare? Nulla siccome in giardino non c' era una cisterna di raccolta acqua piovana, nè piena, nè vuota.
Ma ecco l' attimo: alle 16 sento il classico rumore dell' idrante a pioggia. Mi affaccio e vedo il padrone di casa in cortile; lo saluto, gli chiedo come sono andate le vacanze e lo avverto dell' ordinanza di divieto. Lui con molto charme e gentilezza mi guarda e sorridendo mi risponde:"Mica la rubo, la pago"
Ok. Lì per lì ho odiato tutti quelli che per definizione, fossero ricchi. E anche abbronzati.

 Quando andai al lavoro mi confrontai con alcuni clienti con cui abitualmente scambiavo due chiacchiere, perchè la sua risposta mi aveva turbata. Alcuni mi dissero che ero esagerata, altri mi dissero che avevo ragione e di non prendermela, ma, con gran stupore , la maggioranza mi disse che lui aveva ragione. Non ci capii più nulla , perchè non era questo il giusto modo di pensare. E la mia vita cambiò.

Negli anni le mie azioni aumentarono e, anche se il lavoro che facevo mi obbligava allo spreco soprattutto, ma anche all' inquinamento, cercavo di rendere tutto meno 'pesante' facendo attenzione a non inquinare troppo con dosi sbagliate di detersivo, per esempio, o abolire il detersivo vetri e lo spreco di carta che l' utilizzo ne comporta, acquistando un solo panno apposito che dura mesi.

In quest' ultimo anno, invece -oltre che a una sfacciata autoproduzione di tutto ciò che si può non comprare- visto che sto applicando le mie conoscenze sartoriali all' obbiettivo comune che sto sviluppando con la mia amica Rossella -Pas De Mots-, ho deciso che MANùC atelier, il mio contenitore, avrà più contenuti (tanto per fare altri giri di parole) su questo argomento, iniziando da una nuova mini collezione di borse RE-LOOK, create con abiti e giacche dismessi; con una nuova vetrina di accessori NTS #non ti skarto, fatti con le camere d' aria delle biciclette e, infine, le nuove capsule 'alchimia da red carpet' nate dall' esigenza di NON SPRECARE i ritagli e gli avanzi di stoffa. E poi, nuovi laboratori e work shop di riciclo ( e siamo a 5 in meno di 6 mesi!!! WOW!!!) e la mia rinnovata partecipazione a Manualmente Fiera, Torino!

Ora non ti resta che seguirmi per scoprire più contenuti!



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